Essere etoresessuali e essere omosessuali non è una scelta.
L’omosessualità maschile e femminile è ormai ritenuta una variante normale e non patologica del comportamento sessuale. Tuttavia la società fatica ad accettare l’omossessualità, caricando di un forte disagio psichico tutti coloro che non si allineano nella così detta “normalità di una vita eterosessuale”.
Nel mio studio di Livorno ho fornito spesso aiuto psicologico ad omosessuali e adesso vorrei illustrare alcuni dei disagi a cui una persona omosessuale può andare incontro.
Tra i problemi principali per le persone omosessuali si configura l’omofobia e l’omofobia interiorizzata.
L’omofobia è un insieme di sentimenti ed emozioni (come ansia, rabbia, paura, disagio) che gli eterosessuali provano più o meno consapevolmente nei confronti di persone omosessuali.
Tutto questo si traduce in un forte disagio per l’omosessuale che non trova modelli di riferimento positivi e affronta problematiche sociali inerenti all’omofobia. Inoltre può avvenire che parte di questi messaggi negativi vengano interiorizzati dalla persona omosessuale, causandogli grosse difficoltà nel venire allo scoperto. Di conseguenza, potranno svilupparsi problematiche psicologiche, come scarsa autostima, depressione e stati ansiosi.
Gli atteggiamenti sociali verso il sesso, il genere e l’omosessualità vengono generalmente appresi e interiorizzati molto presto, prima ancora che l’individuo abbia riconosciuto il proprio orientamento sessuale.
Quando l’omosessuale comincia a diventare consapevole del proprio orientamento sessuale, sperimenta verso se stesso il medesimo atteggiamento che ha interiorizzato, rendendo complicato il processo di accettazione.
Accettando l’eterosessualità come la norma (statisticamente parlando) l’interiorizzazione di pensieri che si allontanano dalla zona più significativa della Campana di Gauss (che descrive la densità di probabilità), l’essere o il sentirsi omosessuale porterà sul piano psicologico a sentimenti di vergogna, senso di colpa, bassa autostima e scarsa accettazione di sé.
Per fare in modo che si riscontri un migliore adattamento psicologico – grazie all’accettazione del proprio orientamento sessuale – il terapeuta può aiutare la persona a vivere l’omosessualità aiutandola a confrontarsi in modo più positivo con la sua diversità rispetto ai costrutti sociali dominanti.
Il cammino verso la consapevolezza e il coming-out
Questo può avvenire esplorando con lui o lei tutti gli stereotipi e i falsi miti riferiti all’omosessualità.
L’individuo potrà inoltre essere supportato dal terapeuta nel cammino verso la consapevolezza della propria identità sessuale, interpretata come modalità positiva per sentirsi parte di una comunità e non più individui isolati e oppressi, o per quel che riguarda il coming-out.
Pur essendo evidenziato dalla letteratura che il dichiararsi alla propria famiglia o all’intera cerchia delle conoscenze è la strategia più efficace per vincere l’omofobia interiorizzata, è chiaro che in alcuni casi non risulterà possibile all’inizio della terapia – ma a volte neppure col passare del tempo – pensare che la persona abbia la forza di dichiarare a sè stessa (figuriamoci ad altri) il proprio status.
In questi casi la terapia a indirizzo psicoanalitico ha dato ottimi risultati dal punto di vista della pacificazione con sè stessi e il raggiungimento di un maggior equilibrio familiare e sociale.
In realtà molti omosessuali portano con loro il segreto del loro orientamento sessuale anche perché quando lo scoprono è tardi: hanno impegni familiari e cariche sociali a cui dovrebbero rinunciare per come è impostata la società in cui vivono. Già confessarlo e prenderne coscienza è un percorso spesso di estrema sofferenza, preceduto dalla rabbia della non accoglienza riguardo alla diversità che caratterizza il sociale, del non poter avere figli, del non poter sposarsi e costruire una famiglia.
Solo acquisendo la consapevolezza che si è già una famiglia insieme al partner, che magari è possibile anche adottare un bambino (non in Italia) e vivere appieno la vita desiderata è un gran sollievo, con conseguente crescita di autostima.
Se ad attori, cantanti ed altri personaggi di spettacolo è permesso di esprimere il proprio orientamento sessuale e le loro diversità come una faccenda normale, questo non è concesso al resto del mondo. Sensi di colpa, paure, angosce, solitudini invadono di solito queste persone quando scoprono il proprio orientamento sessuale. Statisticamente risulta più sofferente per questa scoperta l’uomo della donna.
Cosa fare? Come aiutare queste persone?
Affiancandole e lavorando sulla crescita della loro autostima. Questo può essere di aiuto solo se il terapeuta ha lavorato a sufficienza su se stesso ed è libero dagli stereotipi di cui abbiamo discusso finora, avendo ben chiaro che qualsiasi diversità può divenire “la possibilità” di proiettare sui cosiddetti “normali” le angosce e le paure delle loro parti ombra e delle loro diversità, e che solo dalle diversità può nascere la genialità.
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