Formazione alla relazione d’aiuto

Un buon formatore psicologico deve essere una persona autentica e cercare dentro sé la propria vera soggettività, confrontarsi con le parti di sé che meno accetta armonizzarle con il resto della personalità.

Deve imparare a sapersi amare o amarsi di meno.

Deve capire che può vivere meglio se riconosce gli istinti ed impara a gestirli.

Un buon formatore deve impegnarsi ad accrescere la propria consapevolezza giorno dopo giorno, per tutta la vita.

Deve imparare a dare il giusto spessore alla concretezza, ridimensionandola al “valor sfuggente” pur dando del senso e l’ascolto opportuni; deve imparare a vivere la vita e non da essa essere vissuto.

Ma soprattutto, un buon formatore deve sapere che ogni teoria, anche la più elaborata, può rivelarsi utile in alcune occasioni ma non in altri. Non deve rimanere legato a rigidi schemi teorici di riferimento, ma deve acquisire un’elasticità mentale è una formazione multidisciplinare che gli consentano di attivare di volta in volta alle teorie e le prassi, più adeguate alla situazione contingente.

In questo senso Mengheri presenta i più importanti formatori che si interessano da anni alla formazione dei professionisti della relazione d’aiuto. Presenta così un approccio pluralistico integrato che, attraverso l’esperienza supervisionata, integra un pluralismo teorico e metodologico. Un approccio, in sintesi, che può essere descritto come imperniato sull’ascolto, sul dialogo, sullo scambio e sull’integrazione fra differenti modelli di intervento: psicodinamico, analitico, cognitivo-costruttivistico, rogersiano, Gestaltico, psicosintetico, transazionalista, sistemico, ecopsicosomatico.

Un volume che non può mancare nella biblioteca di chiunque si interessi alla mente umana e alla formazione nei professionisti delle relazioni d’aiuto.

Qui un link alla recensione sul sito costaovest.info.